"Caro David,
abbiamo perso i contatti da un po' e così ho avuto il tempo che mi serviva per riflettere su me stessa.
Ti ricordi di quando mi hai detto che dovevamo vivere insieme ed essere infelici per poter essere felici?
Considerala una testimonianza di quanto ti amo aver passato tanto tempo a sforzarmi di accettare la tua offerta; ma un amico l'altro giorno mi ha portata in un posto sorprendente, l'Augusteo [...]
è uno dei posti più silenziosi e solitari di Roma. La città vi è cresciuta intorno durante i secoli... è come una ferita preziosa, come una tristezza a cui non vuoi rinunciare, perché è un dolore troppo piacevole.
Tutti vogliamo che le cose restino uguali, David, accettiamo di vivere nell'infelicità perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi, ma io ho guardato questo posto, il caos che ha sopportato, il modo in cui è stato adoperato, bruciato, saccheggiato, tornando poi ad essere sé stesso, e mi sono sentita rassicurata.
Forse la mia vita non è stata così caotica, è il mondo che lo è, e la sola vera trappola è restare attaccati a ogni cosa.
Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione.
Anche in questa città eterna l'Augusteo mi ha dimostrato che dobbiamo essere sempre preparati ad ondate infinite di trasformazioni.
Sia io che te meritiamo di più che stare insieme perché altrimenti abbiamo paura di essere annientati."
Elizabeth (Julia Roberts)
dal film "Mangia, Prega, Ama" di Ryan Murphy
il giardino zen è stato il punto di partenza che mi ha portato a creare questo lavoro.
Rappresenta il cosmo in miniatura, è un tentativo raffinato ed elegante dell'uomo di creare uno spazio fatto di equilibrio e armonia in cui integrarsi.
Questa ricerca umana di controllo e perfezione va in contrasto con il continuo moto dell'universo in costante trasformazione.
Proprio in questa trasformazione sta la bellezza e la potenzialità infinita della vita e della natura.
I cambiamenti però spaventano, vogliamo muoverci in spazi conosciuti, ci affanniamo per creare spazi nostri, per trattenere cose e situazioni anche se ci rendono infelici, ma senza successo.
Più tratteniamo, più chiudiamo dentro a confini rassicuranti la nostra vita, più ci ritroviamo fra le mani macerie e relitti.
Questi sono i punti centrali su cui si basano queste installazioni, fatte di piccoli giardini zen fatti con cocci e cemento, racchiusi in cupole di vetro e delimitati da guarnizioni industriali di scarto.
La ghiaia viene sostituita o si unisce a cocci di ceramica, ho rotto piatti e tazzine di amici che me le hanno donate per questo progetto.
Ho scelto questo materiale insieme al vetro per la sua fragilità, e perché ciò che usiamo sulle nostre tavole è testimone muto della vita che scorre e del tempo che passa, nelle ricerche archeologiche a cui ho partecipato mi ha sempre colpito il fatto che un coccio di ceramica anche piccolo potesse spesso essere cruciale nel datare e identificare il luogo e le persone che lo hanno abitato.
Riscarti, Macro, quartiere Testaccio, Roma
Maestri contemporanei, Ca' dei Carraresi, Treviso con Galleria Ducale